mercoledì 29 dicembre 2010

Minor Love


Natale. Come al solito arriva l'immancabile supporto musicale che ogni festività si aggiunge alla collezione. Stavolta è toccato al nuovo lavoro di un artista che seguo con amore da un po' di anni: Adam Green.
Per chi non lo conoscesse questo newyorkese è stato a soli 14 anni co-star dei Moldy Peaches (le "pesche marce"), una grandiosa band indie-folk. Per intenderci uno dei loro pezzi più famosi è quello che viene cantanto dalla ragazzina protagonista di "Juno" insieme al suo ragazzo al termine del film.
(http://www.youtube.com/watch?v=-N3BjVMWziE).
Pochi anni dopo Green ha dato il via ad una brillante carriera solista che, sorprendentemente, lo vede però più famoso in Europa (specie Inghilterra, Francia e Germania) piuttosto che nel suo paese d'origine.
Tornando a "Minor Love". Questo lavoro è immensamente Green. Si ritrovano le sue inconfodibili ballate folk, accompagnate da pezzi più melanconici che in apparenza sembrano le timide canzoncine di un bambino di sei anni. Lo stile è quello dei Moldy, che Adam si porta dietro da quando ha cominciato a suonare da solo, ma ascoltandolo, si capisce che il vero genio della coppia era lui. Tutta Newyork, la droga, l'amaro, l'estasi che ha dentro sono messe nei suoi pezzi con un'innocenza, un "senza filtro" che è invidiabile. Inoltre è apprezzabile che qualcuno porti delle chitarre folk in un pezzo e lo renda indie.
Ci sono anche le sue filastrocche che con scanzonata irriverenza ti parlano di storie come quella di "Boss Inside".
I pezzi più riusciti e che, nonostante mantengano il Green style, possono definirsi (passatemi il termine) nuovi sono sicuramente "Breaking Locks", commovente riflessione (per quanto con Adam Green si possa parlare di riflessioni) sul suo divorzio, "Stadium Soul", la sopracitata "Boss Inside", "Castle And Tassels". Poi ci sono le perline che si staccano stranamente, e piacevolmente aggiungerei, dalla coesione del cd, come "Oh Sucks" che sembra uscita dalle Hole dopo otto bottiglie di Jack e "You Blacken My Stay".
Interessante il fatto che l'ex pesca marcia abbia volutamente e intelligentemente risparmiato sull'arrangiamento, ottenendo un effetto oltre che amabile (come ogni cosa che fa Mr. Green), ma anche molto underground, una specie di "To record only water for ten days" di Frusciante.
Conclusioni finali: a dispetto di quello che tutte le critiche musicali (almeno quelle lette da me) dicono di questo cd, io non lo trovo il migliore di Adam Green. E' più maturo, molto più coeso perchè è riuscito a mantenere lo stesso sound che scivola con coerenza lungo tutte le tracce per terminare con la botta "rock'n'roll" delle ultime tre, ha probabilmente e stabilmente trovato posto nell'industria musicale.
Nonostante questo, a mio parere, ha lasciato qualche passo dietro di sè il genio ribelle che c'era in piccoli capolavori come "Friends Of Mine" o "Gemstones" all'interno dei quali, GIURO, non esiste un pezzo brutto o anche solo mal riuscito e che, pur mancando di omogeneità (il marchio di Green si sente, ma ogni pezzo è a sè) sono talmente ricchi di cose nuove e mai sentite, di quella finta ingenuità che Adam ha dentro di sè, di tutta New York (la parte marcia di New York), che non possono essere paragonati a quest'ultimo lavoro.
Forse dipende dal fatto che Adam Green è in giro da un po' e questo album conferma soltanto il suo talento invece che stupirmi, ma ho la sensazione che la maturità abbia scansato l'originalità e che Green si ripeta un po'. In alcune tracce ho risentito "Novotel", "Prince's Bed" e compagnia bella.
Resta ovvio che per me Adam è un genio, apprezzo tutto quello che fa e, per chi non l'ha mai ascoltato, questo album potrebbe apparire un piccolo straccio di cielo nel grigiore della produzione attuale.
Se vi va andatevi anche a dare un'occhiata ai video (quattro in tutto) diretti dal regista Dima Dubson per la promozione di "Minor Love". Molto, molto, molto carini. Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=EGUcS5Auiac.
Buona giornata!

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